domenica 27 luglio 2014

Carcharodon - Roachstomper (2013)

Tracklist:
1. Stoneface Legacy
2. Pig Squeal Nation
3. Adolf Yeti
4. Beaumont, TX
5. Jumbo Squid
6. Marilyn Monroid
7. Chupacobra
8. Burial In Whiskey Waves
9. Alaska Pipeline
10 Voodoo Autopsy
11. The Sky Has No Limits

Mentre il comandante Schettino, tra una data con gli Hideous Divinity e un processo, se la spassa di bianco vestito tra festini Vip tutti lampade e cocaina, la sua Costa Concordia procede nel lento, inesorabile, ultimo viaggio verso Genova, dove verrà demolita da quattro rozzissimi frequentatori delle peggiori bettole della Liguria a forza di riffoni "grossi come montagne", di sguaiatissimi cori e di growl puzzolenti di alcool semi-digerito.

I quattro in questione sono i Carcharodon, band che, purtroppo, in Italia non ha ancora il nutrito seguito che meriterebbe, ma che può permettersi lunghe tourneè negli Stati Uniti (dove, per certe sonorità, hanno l'occhio molto più lungo del nostro), e dove vengono invitati tranquillamente, come vecchi amici, alle prove di gente come i Crowbar, gruppo sicuramente presente nello sterminato panorama ispirativo dei quattro Alassini.

Che la scena doom, sludge, stoner et similia Italiana goda di ottima salute e non abbia assolutamente nulla da invidiare a quella di zone con una tradizione ben più radicata nel genere non è sicuramente una novità, ed il fatto, ad esempio, che il concerto dei Pagan Altar, l'anno scorso, sia stato letteralmente oscurato dalle esibizioni magistrali dei supporter Doomraiser e Caronte, parla chiaro. Mentre da noi tutti questi ragazzi sono costretti ad organizzarsi da soli i concerti, magari invitandosi a vicenda, o a doversi ridurre al (dignitosissimo, per carità) ruolo di supporter, all'estero possono permettersi di spadroneggiare a testa altissima tra i grandi headliner dei festival di genere.

Insomma, come suonano questi Carchardon? Suonano Americanissimi. Suonano come suonerebbe Elvis se girovagasse per gli Stati del Sud dopo essere risorto dalla tomba, ovviamente vestito da Gallo Cedrone, trascinando i suoi arti putrefatti da Mephis alla Lousiana, passando per il Texas. La bravura dei nostri sta proprio nel rifarsi ad un certo immaginario, sicuramente non appartenente alla nostra tradizione, senza risultare assolutamente fuori posto, e senza dare alcuna impressione di scimmiottamento all'Italiana. I Carcharodon sono perfettamente credibili nella loro parte di vecchi redneck con gli stivali pieni di fango, che passano le serate su di un divano semidistrutto nel patio a masticare tabacco e a bere Whisky distillato illegalmente, andando a caccia di alligatori per passare il tempo.
 L'autodefinizione "Macho-Metal" che i ragazzi si danno è un mix infernale, come già accennato, di sludge con la panza e doom molto maschio, di un death'n'roll fortemente debitore della scuola Entombed e di un r'n'r con la barba, con decise influenze che vanno dal country, al rockabilly, al blues e più in generale a tutta la più smaccata tradizione sudista.

Tutto, in questo "Roachstomper", è curato sin nel minimo dettaglio. L'iniziale impressione di caos dei primi ascolti lascerà ben presto il posto ad una sensazione profonda, una voglia di sfasciarsi al suono dei chitarroni distortissimi della coppia di asce Max e Boggio, fondatore del gruppo insieme al fratello Pixo, basso e voce. A chiudere la formazione, dietro le pelli, c'è Zack, a dare un po' di ordine con un drumming preciso, potente e scarno, ma molto poco scontato. Ogni fase di questo disco scorre con una fluidità pazzesca, pur essendo perfettamente imprevedibile. Anche solo nell'opener "Stoneface Legacy" c'è tanta di quella carne al fuoco che viene da chiedersi come i ragazzi siano riusciti a rendere il tutto così organico e a dare ad ogni pezzo un tiro ed un suono inconfondibili. Enormi riff super dilatati si alternano con piacere a sfuriate dal tiro micidiale, ad arpeggi, ad assoli melodici di gran gusto, ad inserti di slide guitar, mentre la voce passa senza soluzione di continuità da un growl imbastardito ad uno molto più profondo e cavernoso a cori armonizzati e chi più ne ha più ne metta.

Ci si lascia volentieri trasportare nelle atmosfere da live infuocato con "Pig Squeal Nation", da cantare a squarciagola con una bottiglia in mano, preferibilmente in locali pieni zeppi di gente sudatissima, con la successiva "Adolf Yeti", nata apposta per scatenare un putiferio sopra e sotto il palco, o su "jumbo Squid" tutta da saltare con un cappello in testa. "Beaumont, TX", dopo un'intro lenta ed evocativa, lascia spazio ad uno dei migliori riff del lotto: lungo, lento, pesantissimo, eccessivo in tutto e per questo vincente. Le influenze country si trovano seminate lungo tutto il disco, siano assoli, riff o semplici fill, ma vengono evidenziate alla grande in "Marylin Monroid", inno alle pin-up amanti del sesso estremo, in cui riff pesanti e veloci si alternano alla grande a galoppate in finger picking che chiamano a gran voce la presenza di un banjo. "Burial In Whiskey Waves" , dopo una lunga sfuriata inziale, acquista un sapore da colonna sonora, grazie ad un inaspettato intermezzo di tastiere, chitarre armonizzate e cori, mentre la conclusiva "The Sky Has No Limits", estremamente varia, è infarcita delle più svariate idee, tra psichedelia alla Black Sabbath prima maniera, il rock di Chuck Berry, lo sludge dei Down, e quant'altro la fervida immaginazione dei 4 sia riuscita a partorire.

Alcuni passaggi di questo "Roachstomper" potrebbero essere usciti tranquillamente da un lavoro dei Mastodon, senza (per fortuna) la componente troppo caotica che da sempre caratterizza la band di Troy Sanders e soci, ma con un'organizzazione che raramente si trova nei lavori moderni, dove si ha troppo spesso la sensazione di avere semplicemente dei riff incollati tra di loro.

Un disco sanguigno, viscerale, vario, incontenibile, che porta i nostri molti gradini più in alto rispetto al debutto "Macho Metal", ormai del 2008. Questo "Roachstomper" forgia un sound sfaccettato, caleidoscopico, riconducibile a mille e più gruppi, generi e stili diversi, o più semplicemente riconducibile direttamente a quella che per quanto mi riguarda è attualmente tra le migliori, se non la migliore realtà italiana: i Carcharodon.

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