lunedì 21 luglio 2014

Hammerfall - Bushido (2014)






Tracklist:
1. Bushido
2. The Way Of The Warrior

Ah, gli Hammerfall! Da gruppo di punta durante il boom del power metal negli anni 90 con i primi due album, da band alla quale mancava pochissimo per diventare di diritto gli eredi degli Accept, da potenziale nuovo headliner dei futuri festival, quando le vecchie glorie saranno troppo vecchie per monopolizzare i palchi, a cosa? A pura macchietta di se stessi e di tutti i peggiori e più noiosi stereotipi del "learn how to play metal" su Youtube.

Nonostante il responso di pubblico e di vendite, che hanno sparato "Threshold", nel 2006, direttamente al primo posto della classifica svedese, siano stati effettivamente notevoli; nonostante i Main Stage dei vari Wacken e compagnia bella abbiano iniziato ad essere calcati dai cinque di Gothenburg in ore sempre più tarde e vicine al vero e proprio main event; nonostante la Nuclear Blast spenda da anni soldi su soldi per promozioni stellari, concerti in immensi parchi naturali (ah, se posso dirla tutta, il live Dvd "Gates Of Dalhalla" è di una noia mortale proprio per il posto, con il pubblico forzatamente seduto a 50 metri dalla band ed un'impressione di stasi generale che fortunatamente non è presente nelle normali esibizioni del gruppo che, anzi, dal vivo tende ad essere molto godibile e coinvolgente); insomma nonostante sembrino oggettivamente lanciatissimi e sempre in procinto di fare il grande botto, quello che ti catapulta nell'Olimpo, ho sempre avuto l'impressione che negli ultimi 10 anni gli Hammerfall si siano abituati all'idea del "vorrei ma non posso".

Dopo l'uscita di "Crimson Thunder", gran disco di puro heavy metal come non si sentiva da tempo, Joacim Cans e compagni avevano la strada spianata di fronte: potevano continuare a scrivere grandi album ed entrare nella leggenda o adagiarsi sugli allori e pubblicare album monotoni e ripetitivi per poter garantire un'uscita ogni 2-3 anni, tempi già troppo lunghi per una major come la Nuke, la cui attività prediletta sembra essere quella di spremere i propri gruppi più a fondo possibile per alcuni anni a ritmo di album-tour-album-tour per poi dare il benservito nel momento esatto in cui l'attenzione del pubblico sembri rivolta altrove. Purtroppo hanno scelto la seconda via, godendo peraltro dei favori della stessa Nuclear Blast, che li supporta ormai da quasi vent'anni.

Data l'oggettiva ma ovviamente taciuta scarsità di idee degli ultimi dieci anni, Oscar Dronjak (principale se non unico compositore del gruppo) e compagni hanno deciso di prendersi un abbondante anno sabbatico per ricaricare le pile. In questo periodo penso ci siano state parecchie riunioni con gli esperti di marketing dell'azienda che avranno fatto notare la qualità discendente delle varie pubblicazioni. Come si fa in un colpo solo a riconquistare fans, attenzione della stampa, credibilità (che, ad onor del vero, non è mai mancata), e soprattutto i soldi del pubblico, compresi quelli che hanno mal digerito la monotonia dei vari "Infected", "No Sacrifice, No Victory" e dello stesso "Threshold"?

Si telefona a Fredrik Nordstrom, produttore, dei primi due album della band, e poi ad Andreas Marshall, disegnatore ormai poco considerato, ma che è stato per gli anni 90 l'equivalente di un Derek Riggs per gli 80s, o di un Ed Repka per la scena Thrash. Basti sapere, a quelli che ancora non lo conoscono, che qualsiasi uscita di un qualche valore della scena Tedesca-Scandinava degli anni 90 porta la sua firma. Per citare qualcuno dei suoi (capo)lavori: "Imaginations From The Other Side" e "Nightfall In Middle Earth" dei Blind Guardian, "the Jester Race", Colony" e "Whoracle" degli In Flames, più tantissimi altri tra cui Mercyful Fate, Destruction, Dimmu Borgir, Rage, Running Wild, Grave Digger e chi più ne ha più ne metta. Lo si chiama e gli si propone un bell'assegno per una copertina-revival che si rifaccia all'artwork dei primi due album della band, disegnati appunto dallo stesso Marshall che, oltre a plasmare il templare che sarebbe diventato poi la mascotte del gruppo, riporta l'occhio e la mente del fruitore a quel periodo della seconda metà degli anni 90, in cui o ascoltavi power e ti mettevi la camicia bianca modello Louis XV o venivi estromesso da qualsiasi gruppo di metallari sulla faccia della terra.

Artwork e produzione che rimandano ai primi, grandi lavori del gruppo, vena creativa fresca e rinnovata. Qual è il risultato?

"Bushido" è una merda. Scelto come singolo apripista per l'imminente "(r)Evolution", titolo dall'originalità discutibile, pare essere, almeno stando alle interviste promozionali, l'unico pezzo che ha messo tutti d'accordo nella scelta del singolo. A sentire Dronjak perchè "la qualità di ogni canzone è talmente alta che avrebbero potuto essere tutte dei potenziali singoli". Visto che non stiamo parlando nè dei Def Leppard di "Hysteria", nè di Michael Jackson di "Thriller", ho paura che sia semplicemente, come spesso accade, il pezzo migliore dell'album, o almeno il meno peggio.

Songwriting stanco, accordi canonici, ritmiche da manuale ed un chorus dimenticabile. Per me "Bushido" è tutto questo. E i commenti su facebook di gente che afferma di averlo sentito venti volte di fila con la pelle d'oca non fanno altro che regalarmi un sorriso. A completare l'EP, invero molto, troppo scarno, una versione remixata dallo stesso Nordstrom di "The Way Of The Warrior", pezzo tratto da "Renegade" (disco in cui fanno bella mostra molti pezzi di altissima qualità, tra i quali purtroppo questo è assente) che aggiunge poco o nulla al risultato finale. E Fai disegnare a Marshall pure questa di copertina no? Tra l'altro stiamo parlando di un templare vestito da Samurai, non so se mi spiego.

Oscar, non ti basta Marshall, devi tornare a farti moro e a vestirti da modello BDSM. Magari ne gioverebbe pure la musica.

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