martedì 16 settembre 2014

Ace Frehley - Space Invader (2014)

 Tracklist:
1. Space Invader
2. Gimme A Feelin'
3.  I Wanna Hold You
4. Change
5. Toys
6. Immortal Pleasure
7. Inside The Vortex
8. What Every Girl Wants
9. Past The Milky Way
10. Reckless
11. The Joker
12. Starship

Con la pubblicazione di questo nuovo "Space Invader" il buon Ace, almeno stando alle miriadi di comunicati, interviste e interventi nei programmi più disparati di qualsiasi mezzo di informazione, sembrerebbe aver trovato un pretesto per levarsi numerosi sassolini (sampietrini) dagli zoccoli di carta stagnola alla moda di "Amore Tossico". Critiche feroci al buon vecchio Tommy Thayer, "colpevole" di avere addosso il makeup ed il costume da Spaceman, come se fosse una sua decisione; di aver sponsorizzato la messa in vendita di una Les Paul che porta il suo nome e che praticamente riprende in tutto e per tutto il famoso modello "Budokan"; di copiargli gli assoli (e grazie al cazzo) e fondamentalmente di star godendosi tutto quello che Frehley ha sputtanato per ben due volte nel corso degli ormai 40 anni di carriera dei Kiss. Dovendo pesare attentamente le parole nelle critiche all'acqua di rose contro la premiata ditta Eisen-Weitz (Paul Stanley e Gene Simmons), probabilmente a cause di decine di avvocati sguinzagliati da tutte le parti in causa che non vedono l'ora di trasformare una qualsiasi esternazione sopra le righe in moneta sonante (quelli dei Kiss) o almeno di provarci (quelli di Frehley), il bersaglio ideale è diventato il povero Tommy, a tutti gli effetti solamente un impiegato al soldo dell'azienda multimilionaria a cui Ace ha venduto i diritti sul makeup per comprarsi qualche boccia di gin negli anni più bui della sua vita.
Thayer l'usurpatore ha preso il mio posto anche sui
depliant dei costumi di Carnevale. Il Maledetto.


Ma stiamo divagando. Dicevamo che l'uscita del disco sembra quasi un pretesto per far parlare di sè, ma bisogna ammettere l'evidenza già dopo il primo ascolto: "Space Invader" è un album che da solo vale più di tutta la discografia post-reunion dei Kiss: ma tre discacci veramente brutti, salvando giusto qualche pezzo da "Psycho Circus", tra cui l'omonimo e "Into The Void" scritta, pensa un po', proprio da Frehley, e che rappresenta il suo unico contributo ad un album che porta il suo nome ma per il quale non è mai stato preso in considerazione per partecipare alle registrazioni, così come il reietto Peter Criss, ma questa è un'altra storia.

Mi rendo conto che paragonarlo, in fin dei conti, a tre dischi nemmeno mediocri non gli rende giustizia. Iniziamo quindi a dire le cose come stanno e ad affermare che "Space Invader" è un signor album, che risente poco o niente della ruggine che inevitabilmente si è depositata sulle mani del chitarrista, data la scarsa attività degli ultimi anni.

Le trame chitarristiche di colui che, insieme a Tony Iommi, ha ispirato decine e decine di migliaia di chitarristi della scena hard/heavy mondiale, vengono tessute senza sosta su di una matrice fondamentalmente figlia del suo retaggio rock-blues anni '70 e di qualche incursione negli eighties grazie alla breve parentesi dei Frehley's Comet.
La voce, onestamente sguaiata, stonata, distrutta da eccessi di qualsiasi tipo, non è mai, contro ogni aspettativa, fuori luogo. Va apprezzato sicuramente l'impegno profuso nell'effettistica spaziale del cantato e nella ricerca di una certa impostazione vocale che non corrisponde al suo normale tono di conversazione, dato che Ace di secondo lavoro fa il pupazzo da ventriloquo, come dimostrato dal filmato che vi propongo, in cui un anonimo burattinaio fa scaccolare in continuazione il nostro chitarrista preferito che, vi ricordo, non è Tommy Thayer.


Saltando le descrizioni dei vari pezzi, che credo non interessino a nessuno, possiamo dire che, a parte la massiccia title-track, che da sola vale il disco e una promozione a pieni voti, si passa da episodi gradevoli ad altri veramente validi, come "Gimme A Feelin'", che ricorda vagamente "Strutter" e sarebbe andata a nozze con una dose da cavallo di cowbell; "Change", manifesto di una vitalità rinnovata e ripulita alla grande, la LedZeppeliana "Inside The Vortex" o la bella strumentale "Starship", il pezzo che sicuramente non ti aspetti da un ex-Kiss.

Se già nel '78 lo schivo Ace ha sbaragliato la concorrenza (allora più o meno amichevole) dei suoi compagni di band pubblicando quello che viene universalmente riconosciuto come il migliore dei 4 dischi solisti degli altrettanti componenti dei Kiss, e provocando le prime tensioni nelle due primedonne incipriate, nel 2014, dopo le diatribe sulla R'n'R Hall Of Fame e le dichiarazioni al veleno che sono volate un po' da tutte le parti, Ace mette a tacere tutti con un bel disco sanguigno che sicuramente non può essere considerato un capolavoro ma che, in un periodo di stagnazione di idee dove si tende a rivangare continuamente il passato, suona come una boccata di aria fresca, grazie anche ad una produzione che ben bilancia suoni retrò, potenza e pulizia ed una voglia di andare oltre i propri limiti provando a rinnovarsi quel tanto che basta a non risultare banale. Ace, dopo aver abbandonato i Kiss  si è imbarcato su di un'astronave ed è partito per un lungo viaggio, e dopo aver fluttuato per misteriosi mari temporali cambiando mille volte aspetto, si è ripresentato ai giorni nostri. E noi gli diamo finalmente il bentornato.

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