Tracklist:
1. Tsar
2. Self-Blinded Eyes
3. Darkness
4. Hands Are Tied
5. Children Of the Future
6. No More Shadows
7. Nevermore
8. Reign Of Madness
9. Flames Of Fate
Ammetto
che ho sempre avuto stima per Victor Smolski. Anche solo per il fatto
di essere probabilmente l'unico Bielorusso a non aver scelto una
carriera nel porno.
Quando
lo vidi per la prima volta dal vivo, anni fa, ad un Wacken qualsiasi,
in cui si esibivano i Rage con la Lingua Mortis Orchestra per la
solita retrospettiva orchestrale, mi colpirono particolarmente la sua
raffinatezza negli assoli, un suono settato perfettamente, ma
soprattutto i suoi stivali a punta lunghi un metro e mezzo.
Compositore
eclettico, chitarrista solido ma mai scontato, mi ricordo di essere
rimasto positivamente stupito quando ascoltai per la prima volta
"Unity" dei Rage, in cui il sound tipico del gruppo non
veniva affatto sacrificato, ma i riff di chitarra acquistavano in
continuazione colori diversi, spaziando dal power tradizionale, al
thrash, ad una sorta di funky metallico, senza tralasciare arpeggi e
passaggi in fingerstyle un po' alla John 5.
Ai
tempi dei Rage, Victor si era accollato, oltre al peso della
composizione in tandem con il nostro adorato pelatone grassone,
quello degli arrangiamenti orchestrali e di altri numerosi aspetti
che, immagino, saranno passati per la produzione, la registrazione,
il merchandising e l'accudimento del papà obeso di Peavy Wagner. E
purtroppo, si sa, quando un musicista deve occuparsi di un gruppo a
trecentosessanta gradi, rischia sia di risultare un rompicoglioni
galattico (pare che Terrana, per quanto non abbia mai commentato
apertamente lo split con i Rage, dica in continuazione che c'era
"qualcuno" che pensava di dirgli come e cosa suonare,
scatenando in lui un odio viscerale verso i chitarristi. Odio che si
porta ancora appresso e che non manca di rimarcare in occasione di
ogni intervista, condita da chili di sano umorismo, che quindi ci fa
adorare sempre più il simpatico drummer dalla cresta calva, colui
che da solo può tenere in piedi lo show di qualsiasi band gli chieda
aiuto dietro alle pelli), sia finire inevitabilmente a scontrarsi con
gli altri membri sulla direzione che una band debba prendere. Nel
caso dei Rage trovo più che giusto che Peavy, minacciato nella sua
figura di leader, abbia scelto, ovviamente, di restare senza
concorrenza e di prendersi due ragazzetti che, sono sicuro, ci
regaleranno l'ennesima mazzatona, anticipata dalla gobidile "My
Way" di qualche mese fa. Quindi, uno dichiara di voler tornare
alle origini mantenendo in piedi le 3 formazioni di casa Rage: Refuge
(i Rage quelli dei primi album con Manni Schmidt), la Lingua Mortis
Orchestra e gli stessi Rage, auspicando un ritorno a sonorità più
thrash ("ora che il cacacazzi direttore d'orchestra se n'è
andato"); e l'altro può finalmente fondare un gruppo a suo
nome, prendendosi carico e curando tutti gli aspetti della
pubblicazione di un disco, potendo contare sull'appoggio fiducioso di
mamma Nuclear Blast che gli regala non uno ma 3 cantanti, di cui
parleremo in seguito, un pugno di musicisti giovani e semisconosciuti
ma affatto inesperti e un bel po' di tempo in compagnia di non so
quale orchestra con cui potersi divertire a scrivere gli
arrangiamenti.
Insomma,
quando Smolski se ne uscì dicendo di voler dare alle stampe il
debutto dei suoi nuovi Almanac, che sarebbe stato un concept sulla
vita di Ivan il Terribile, primo Zar di Russia, e che sarebbe stata
una sorta di proseguimento ideale del percorso intrapreso con la
LIngua Mortis Orchestra, ho avuto l'intenzione di ignorarne
bellamente l'ascolto. Fino a quando non è stato annunciato che i
cantanti coinvolti in studio e dal vivo sarebbero stati David
Readman, in forza nei Pink Cream 69 che conosco solo escono fuori nei
discorsi ogni volta che si parla di Andi Deris, ma che sono sicuro
siano un gruppo estremamente valido, dato che membri ed ex membri
hanno colonizzato ormai qualsiasi formazione power tedesca degli
ultimi 25 anni; le due cantanti della Lingua Mortis Orchestra, delle
quali è rimasta solo la sempre sorridente Jeannette Marchewka, che
si fa le foto con Gianni Fantoni mentre sfoggia una console per
guitar-hero modificata, e il sommo Andy B Franck, singer degli
immensi Brainstorm, che se ne sono usciti pochi mesi fa con un
discone pesantissimo pieno di acciaio tedesco di prima qualità, e
che spero di potervi raccontarvi in futuro. E insomma, per Andy
hofatto un'eccezione e ho dato un assaggio al disco.
Parliamo
di un mix di heavy-power influenzato dal thrash, venato delle
pennellate barocche-neoclassiche dipinte dalla chitarra di Smolski.
Il tutto legato amabilmente ad orchestrazioni mai troppo impegnative
o fini a se stesse nè sovrastanti la base fornita dal nucleo della
band. Produzione egregia e molto poco plasticosa per gli standard
Nuclear Blast, che non arretra mai di un centimetro, rifiutandosi di
sacrificare alcun briciolo di potenza in favore degli arrangiamenti
orchestrali. Inutile una descrizioni prolissa dei brani: vi basti
sapere che per tutto il disco Victor macina riff su riff decorandoli
con i suoi fill fuori dal mondo senza mai darci l'impressione che il
tutto sia un semplice divertissement con cui mettersi in mostra ma
anzi, mettendosi completamente al servizio della musica. Il tutto
mentre la band svolge egregiamente il proprio lavoro di supporto alla
sei corde e alle tre ugole che si alternano in continuazione, con
l'unico errore, se posso permettermi, di aver lasciato un po' in
disparte la donzella, relegandola più che altro al ruolo di corista
di lusso, nonchè esca per metallarini nelle future date dal vivo.
Menzione speciale per gli assoli che risuonano nitidi, pieni,
particolarissimi e coinvolgenti, mai prevedibili ma anzi
continuamente cangianti, e che mettono in luce il gusto fenomenale
del Bielorusso in fase sia compositiva che esecutiva.
Che
altro dire? Il valore del disco cresce con gli ascolti, i cori vi si
stamperanno in testa abastanza presto e l'omogeneità dell'intero
disco lo farà scorrere via come acqua fresca, mandandovelo in loop
senza nemmeno accorgervene.
Con
questo album, Victor Smolski ha finalmente affermato il suo altissimo
valore di musicista e di compositore, anche svincolato dal potente
morso del Soundchaser. E finalmente, dico io, viste le ultime uscite
in casa Rage, sempre pregevoli ma un po' colpevoli di andare col
pilota automatico.
Ora
aspettiamo la controffensiva di Peavy Wagner, che non tarderà ad
arrivare.
Sparatelo
dale casse a volume inumano, e nel frattempo, Caviale, Champagne e
troie per tutti!
Victor pronto per andare al concerto di ДL
ЬДЙФ З ЯФMIЙД: la classe, l'eleganza e la raffinatezza prima di tutto
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