martedì 12 aprile 2016

Death DTA Tour: Eric Greif is the new Sharon Osbourne

In principio erano i Savatage. 
Dopo la morte di Criss Oliva, i tre restanti musicisti tennero un concerto in onore del fratello scomparso: batteria, basso, tastiere e voce. Al centro del palco faceva bella mostra di sè la ormai leggendaria chitarra vista sulla copertina di "Gutter Ballet", e in numerose altre rivisitazioni. Quando era in vita era la musica a parlare per lui. Da morto era la sua assenza a risuonare nel profondo di ogni fan accorso a salutarlo per l'ultima volta. Dai pochi video che si trovano su youtube è impressionante rendersi conto di come il suo suono inconfondibile sia presente quasi con arroganza su una "Believe" qualsiasi, nonostante l'inedita veste del pezzo.
 

Ora parliamo dei Death, di Chuck Schuldiner, e di quel maledetto cancro che ce lo portò via il 13 Dicembre del 2001, privando il mondo intero di uno dei migliori compositori della scena metal, e a parere di chi scrive, della Musica tutta. 

Il suo testamento musicale fu quel "The Fragile Art Of Existence" a nome Control Denied, ancora oggi così difficile da inquadrare in un filone musicale ben definito; album che ridisegnava i canoni delle composizioni a firma Schuldiner che, pur conservando una struttura circolare tipica dei Death, ne dilatava paurosamente i tempi e si permetteva divagazioni strumentali più o meno inedite.

Spremuta per bene la situazione Control Denied, con riedizioni su riedizioni, stampa di materiale demo e di finti inediti, lo strisciante Eric Greif, una sorta di Saul Goodman con i capelli di Sammy Hagar, inventa un nuovo sport: lucrare sul cadavere di Chuck con la scusa della omonima fondazione benefica (sulla quale ho pochi dubbi in fatto di onestà e buone intenzioni, essendo coinvolta in prima linea anche la madre di CS), e spremere come un limone il marchio Death, proponendo qualsiasi scempio gli sia potuto passare nella testa in questi quasi quindici anni, di cui il DTA Tour è solo una delle tante bieche operazioni commerciali di uno sfruttamento che va avanti ormai, come già detto,  da anni, tra ristampe dell'intera dicografia dei Death, in boxset da 13 cd l’una con tracce live, demo, registrazioni in studio durante le prove e pupazzetti (l'ultima, per ora, dato che al peggio non c'è mai fine, aberrante invenzione di cui nessuno sentiva la mancanza), pubblicazioni live (Cosa sono i più o meno recenti due-tre live album, se non un'ulteriore prova a sostegno della nostra tesi? Se volevamo un live che si sentisse di merda c’era già "Live In LA"…), e i DTA, che inizialmente, nel 2012 dovevano durare il tempo di un tour di poche date in giro per festival estivi poi, sai com’è, ci si lascia prendere la mano, e i dollaroni non fanno schifo a nessuno.
 

La pagina su metal-archives di tale Eric Greif mi racconta che è stato manager, negli anni 80, di vari gruppi della scena death americana che conta, nonchè organizzatore di alcuni festival estremi nello stesso periodo, manager dei Death stessi dall'88 al 94, e successivamente avvocato di gente tipo Paul Masvidal (e aspettiamo di sapere come finirà la diatriba sul nome Cynic) e di gruppi tipo Obituary, Massacre e Autopsy o di label tipo la Season Of Mist. Si è infine reinventato sciacallo  specializzato in vilipendio di cadavere, al pari di Gloria Cavalera e di Sharon Osbourne. Sì, so bene che i mariti di queste ultime non sono morti ancora, ma guardate bene Ozzy, e provate a immaginare l'odore di Max e ditemi senza ridere che non è già in via di decomposizione.

Personalmente mi sono sempre rifiutato di vedere i DTA-Death To All dal vivo, sia qui a Roma pochi giorni fa, sia negli anni scorsi in un paio di occasioni festivalare, proprio perchè non riesco a concepire i Death senza Chuck. Che sia per un tributo live o, peggio, per una registrazione che, fidatevi, prima o poi arriverà.

Il sospetto che il tutto venga organizzato solo per soldi più che per una genuina voglia di ricordare il genio di Chuck è molto forte, e a sostegno di questa ipotesi vanno i continui sold out anche della data di Roma, in cui il Traffic pare che fosse pieno al livello di non poter fare un passo, nemmeno aggirandosi dalle parti dei bagni in fondo al locale.

E c’è poco da gioire del fatto che ci siano Gene Hoglan o Steve DiGiorgio. Ci si fa le pippette tutti insieme perchè è un'occasione d'oro per vederli fare scintille dal vivo INSIEME, e sono il primo che darebbe via lo stipendio per vederli in azione, ma se si trovano sullo stesso palco davanti a un bandierone con il logo dei Death, è  semplicemente per un caso fortunato che li vuole liberi da altri impegni, probabilmente meno remunerativi. Nel primo tour se non sbaglio c’erano i soliti Hoglan, Masvidal, Reinert, DiGiorgio, più altri session più o meno recenti della storia dei Death, da Shannon Hamm allo scomparso Scott Clendenin, più gente random tipo Hannes Grossman e Steffen Kummerer degli Obscura, che poi hanno dovuto dare forfait per le solite storie burocratiche coi VISA negli Stati Uniti, o Travis Ryan, o Matt Harvey, o Danny Walker, o tale Charles Elliot degli Abysmal Dawn. Tutti ottimi musicisti, per usare un eufemismo, ma che coi Death e con Chuck Shuldiner hanno avuto poco o niente a che fare.

Tutti sono intercambiabili, con i quasi intoccabili Hoglan-DiGiorgio a fare da pilastri inamovibili, almeno finchè i Testament non li richiameranno al quartier generale, e lì entreranno le riserve che già ora si staranno scaldando.

È tutta una enorme presa per il culo. Per quanto mi riguarda, molto meno rispettabile che un tributo qualsiasi dei Symbolic o degli Zero Tolerance a 5 euro in un locale da 100 persone. Tutti gruppi di fans che hanno la stessa passione dei vari Gene Hoglan, Steve Di Giorgio, Bobby Koeble (che ha pure messo da parte il jazz per un po'), e ai quali non contesto NULLA. 

La vera e unica piaga è questo maledetto Eric Greif, che è materialmente quello che stacca l'assegnone, e che ha deciso di volerne staccare ancora parecchi.

E poi, sinceramente, ma chi cazzo è sto Max Phelps?

Avrei capito di più una operazione di pura nostalgia con una sezione strumentale INTERAMENTE composta di ex membri, e con le linee vocali lasciate al pubblico. Ma mettere un tizio a caso davanti al microfono e con una chitarra in mano mi fa pensare veramente ad uno che dopo averti picchiato e lasciato per terra sanguinante torna indietro per sputarti in faccia e per insultarti la madre.

Sono lontani i tempi dei Savatage e del tributo da lacrime a Criss Oliva, con la chitarra al centro della scena e Paul O'Neil che piange a bordo palco. Ma in quel caso si parla di signori veri.

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